È finalmente arrivato il nostro momento.

Ne hanno parlato tutti e noi non intendiamo tirarci indietro. “Open to Meraviglia”, una porta aperta sulle meraviglie d’Italia: ma che diavolo è successo!?

Famosissima (e ragionevolmente criticata), la campagna pubblicitaria presentata il mese scorso dal Ministero del Turismo e gestita dall’agenzia Armando Testa ha fatto parlare di sé. Tra flop inauditi, cliché, discutibili tecniche di marketing ed errori di ogni genere, doveva promuovere il turismo italiano… ma pare che abbia raggiunto, come risultato, solo le pernacchie e i meme del resto del mondo.

Ma anche quelli degli italiani stessi.

Vediamo gli errori principali di questa campagna: credimi, caro lettore, ce ne sono tantissimi, ma abbiamo scelto per te solo i più divertenti ;-) Dopotutto, noi di SoluzioneBRAND ci impegniamo sempre tanto nel fare le cose per bene: quando vengono spesi 9 milioni di euro per partorire quanto segue, che fai, te ne privi?

Eddai, lasciateci divertire un po’!

La Venere di Botticelli: idee geniali ne abbiamo?

Come ho anticipato poco fa, sono sorti diversi dibattiti sull’efficacia e la rappresentatività dell’immagine scelta: la testimonial è nientepopòdimeno della Venere di Botticelli!

MA DAI! Che lampo di genio è mai questo!? Devono aver impiegano minimo minimo 6 mesi nella scelta del testimonial!

Un po’ Chiara Ferragni e un po’ tronista di Uomini e Donne, la Venere viene raccontata all’interno della campagna come una virtual influencer italiana che viaggia dal tacco alla punta, da dove finisce la zip dello stivale a dove inizia. Insomma: per tutta Italia, la Venere passeggia in lungo e in largo raccontando delle bellezze artistiche (e delle golosità culinarie) del nostro Paese.

E così, anche questa volta, abbiamo (hanno!) scelto di raccontarci con i soliti cliché: maccheroni, mandolino, Luca Toni, spaghetti, Colosseo. L’Italia è solo questo? Parmi di no. Ma continuiamo.

Stavamo dicendo: una Venere dei giorni nostri in alcune comunicazioni rappresentata, ad esempio, mentre mangia una pizza sul lago di Como. Canotta a righe super glam, anelli e bracciali per un po’ di sparkling… ed è subito Chiara Ferragni! Ti ricordi della sua pizza che si ricrea? Ecco: la foto da cui Testa ha preso ispirazione è proprio quella, solo che la pizza della Venere a una certa finisce.

In effetti, forse un parallelismo un po’ too much.

Ma andiamo al sodo…

Open to Meraviglia: i 6 errori (principali) della campagna pubblicitaria

  1. Il nickname venereitalia23 non registrato nei social

L’Agenzia Armando Testa annuncia che la campagna si racconterà sul profilo Instagram venereitalia23, nel sito Italia.it e nelle altre piattaforme social. Dopodiché, viene lanciato un video promozionale in cui la Venere spoilera che, sui social, si chiamerà appunto Venereitalia 23. Infine, il video viene reso privato. Togli-metti-metti-togli.

Peccato che, alla fine, chi ha creato le pagine social si sia dimenticato di registrare il nome giusto (mangiata troppa pizza, eh?): non lo hanno fatto né su Twitter, né su Youtube, né su Facebook prima di avviare la campagna, cosa che avviene di consuetudine per motivi di Brand Protection.

Ah, poi sono finiti anche su Onlyfans, ma qui eviterò ulteriori battute aggiungendo solo che mi è parso fuori luogo, dato l’obiettivo della campagna.

  1. Dominio Opentomeraviglia.it non registrato

Ma allora siete proprio smemorini!

Gli organizzatori si sono dimenticati di registrarsi il nome del dominio italiano dello slogan. E visto che “ciò che lasci andare, diventa di qualcun altro” , ci ha pensato un’altra azienda di marketing ad acquistare il dominio, alla modica cifra di 4,99€. Se vogliamo rimanere in tema pizza… praticamente il costo di una margherita a Napoli.

Finale della favola, una volta acquistato il dominio lo hanno reindirizzato al loro sito internet.

  1. Le foto stock e i formati

Come ti ho spiegato, la Venere è stata modernizzata: di certo non potevano farle indossare indumenti di millemila anni fa, quindi l’hanno vestita secondo le tendenze del momento. Completi in jeans, pellicciotti e chi più ne ha, più ne metta: peccato che siano probabilmente tratti da foto di Shutterstock.

Per non parlare dei nomi dei file grafici pubblicati inizialmente sul sito del Ministero del Turismo: sai cosa significa quando il formato è una cosa tipo WhatsApp-image-2023-ecc,ecc,ecc? Esatto. Che se le sono scambiate in chat.

Ok, è poco professionale, ma per 9 milioni di euro cosa pretendono?!

  1. Immagini e video italiani… girati in Slovenia

Eddai, italiani sì… Ma scemi scemi no!

Dopo lo shock dello stock, emerge anche che alcune immagini e video che dovrebbero raffigurare bellezze italiane provengono dalla Slovenia, girate quindi fuori dall’Italia e anch’esse prese da siti online.

Uno dei luoghi incriminati è la cantina Catar, nel carso sloveno, che Dio solo sa quale zona dell’Italia dovesse simulare. Forse organizzare uno shooting in un agriturismo toscano era troppo impegnativo.

  1. Il problema delle traduzioni letterali

Il sito ufficiale della campagna (Italia.it) contiene tradizioni in tedesco piuttosto opinabili. Farebbero ridere se avessero speso 15 euro per farle, ma tenendo sempre a mente i 9 milioni… non dico che piango, ma ci sono vicina.

Alcuni termini italiani, nello specifico nomi di località italiane, sono stati (mal)tradotti dall’AI, e nessuna figura competente si è preoccupata di fare un bel check. È il caso delle traduzioni letterali Brindisi (Toast), Fermo (Stillstand), Prato (Rasen), Cento (Hundert)… E a proposito di Cento, ce ne saranno forse un centinaio, di errori così.

Chi di dovere ha provveduto eliminando completamente la possibilità di passare alla traduzione in tedesco. Purtroppo però Internet non dimentica, e come la fidanzata che vuole incastrare il compagno per qualche guaio… ha gli screenshot.

  1. Errori nel testo

Potevamo forse farci mancare qualche errorino qua e là? Fra quelli di battitura e quelli di senso logico, potrei contarne almeno… 9 milioni.

Dài, è una battuta, solo che ‘sta cosa dei 9 milioni di euro proprio non riesco a mandarla giù.

Comunque, ecco un esempio: nel video promozionale si dice che l’Italia sia “lo 0,5% della superficie terrestre”. A dire il vero, il dato esatto corrisponde a meno della metà, ossia lo 0,2%. Dettagli.

Le scuse di Gruppo Armando Testa

Comprendo che questo titoletto possa risultare fuorviante, quindi spiego subito che con “scuse” non intendo Testa che fa mea culpa o simili, inginocchiandosi sui social.

Con “scuse” mi riferisco più al tentativo (a mio parere goffo) di arginare e limitare gli shitstorm in merito a questo grandissimo, sbeffeggiatissimo flop. Testa ci dà pure la colpa di “aver confuso un semplice video di presentazione del progetto per lo spot ufficiale della campagna”, che pare sia ancora in fase di preparazione. Insomma… era un test cui siamo stati sottoposti?

Lascio qui “Open to GRAZIE”, la comunicazione ufficiale divulgata sui social, nel caso in cui volessi leggerla tutta mentre senti il rumore delle sue unghie sugli specchi.

Ne avrei avute molte altre ancora di cose da dirti, caro lettore, ma arrivati a questo punto mi sento solo di suggerirti una consulenza con SoluzioneBRAND nel caso avessi un’attività e ti servisse una mano. Noi 9 milioni di euro non te li chiediamo, giurin giurello, e le immagini solitamente le importiamo su Dropbox… rinominate con le keyword giuste in chiave SEO.

“ Insegui la visione, non i soldi”.

T. Hsieh

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